UNA NATURA MERAVIGLIOSA LO HA PREPARATO PER VOI, E NOI VE LO OFFRIAMO
La nostra storia
Tutta la tenuta è adagiata sulle colline. La contrada è nota col nome “Chiazza”, la “Piazza” quindi; non per caso, e né solo per mantenere la tradizione, ma perché è il nome giusto: una scena dove puoi muoverti e cogliere i gioielli a portata di mano o ammirare tutto quello che riesci a vedere semplicemente spostando lo sguardo intorno, fino a quell’azzurro orizzonte del mare.
Il “Borgo Piazza” in terra di Calabria, come un palcoscenico con un sipario sempre aperto.
La cura costante e amorevole senza oltraggio alla natura circostante, assicura al Borgo un contesto ambientale e un habitat unico, tranquillo e sostenibile. Un sommesso benessere meglio che in una sofisticata SPA.
Una viabilità interna estesa per 25 km in sentieri percorribili nell’ombra gradevole dei boschi di pini di Aleppo, querce, robinie, eucaliptus e sugheri; col mare sempre in vista nella stupenda cornice del Golfo di Squillace.
Sentieri che vanno percorsi lentamente, seguendo le tracce della volpe, del tasso, del cinghiale; tra il profumo del miele selvatico o della zagara, tra orti sinergici e piante naturali di rosmarino, salvia, origano, e fiori di campo; sentieri che vanno percorsi cercando di assaporarne suoni e silenzi, discosti da ogni rumore mondano, anche se la città è lì, a due passi…
L’ospitalità è assicurata in accoglienti sistemazioni nel casale ottocentesco restaurato, nuove eleganti Junior Suite, appartamenti autonomi, e le ville fronte mare con vista invidiabile ed esclusiva. Area camper per gli appassionati, e se volete mangiare bene… il nostro ristorante tradizionale si occuperà di voi.
Il Fondatore Giuseppe Ponterio
Giuseppe, “Peppino”, Ponterio, imprenditore nel ramo di appalti e servizi per le Ferrovie dello Stato, ha iniziato la sua attività nel mondo dell’accoglienza turistica nel 1966, affiancato da sua moglie Elda, che lo ha sempre accompagnato in tutte le sue avventure. Ha ‘inventato’ e costruito il bellissimo Villaggio Blanca Cruz sul mare della Baia di Caminia, ponendosi già allora in maniera originale sul mercato.
La sua lungimiranza lo porta ad acquistare, nel 1983, la Tenuta di “Poggio Santo Regno” in Contrada Piazza, per dedicarsi a un turismo diverso, più profondo e consapevole, e cantore delle tradizioni calabresi. L’idea di trasmettere e condividere anche una parte di sé, attraverso queste dimensioni e le diverse esperienze da vivere nell’ambiente naturale, ispira i primi interventi nella Tenuta: rimboschendo laddove era terra nuda, lasciando intatti pezzi di macchia mediterranea con Mirto, Corbezzolo, Ginestra, e con un vasto assortimento di specie verdi selvatiche commestibili e non, e tante altre opere di abbellimento e messa in sicurezza.
Per immaginare che cos’era la Tenuta all’inizio, basta guardarne i confini: aspre alture irregolari, spigolose propaggini di Calabria affacciate sul Mare Jonio… una natura selvaggia da amare e rispettare. Solo rispettandola si sarebbe fatta plasmare e ‘umanizzare’, ricordava il fondatore.
Raccontava Giuseppe Ponterio:
“Quando sono arrivato qui, c’era solo qualche grande ulivo completamente avvolto dai rovi; colline tormentate, selvatiche e impenetrabili; boschetti di antiche querce, lecci, sugheri ed eucaliptus che prima andavano a fuoco un anno sì e l’altro pure…”
Ma lui vide qualcosa su quelle colline: il loro abbracciare quel Golfo di Squillace che prima i Greci, poi i Romani, e poi tanti altri ancora amarono fino a farne la loro casa, sedusse subito Giuseppe e il suo animo da sognatore; e come loro decise, insieme a sua moglie, di farne, prima di tutto, la sua casa.
Sono stati necessari investimenti cospicui per la trasformazione globale del luogo e dell’azienda; ma la spinta maggiore è venuta dalla volontà di Giuseppe, che ha conquistato la professionalità agricola giorno per giorno: ascoltando i consigli di esperti, ma soprattutto sperimentando per passione e con un profondo rispetto per l’Identità dei Luoghi. Sono tempi in cui parlare di Genius Loci appare anacronistico, ma qui il luogo e le persone lo rendono possibile. E lui lo intuì subito.
Non ha contato i metri cubi di terra spostati, le macchine da movimento utilizzate, le ore impiegate, o il denaro speso per tutto questo, ma – diceva orgogliosamente Giuseppe – “Sono certo di aver realizzato di più con 4 operai in 12 anni che non con centinaia di dipendenti nelle altre attività che ho svolto per 40 anni!”.
Nel 2004 infine, decide di vendere il villaggio Blanca Cruz, tenendo per sé solo alcune residenze, per dedicarsi completamente al sogno della sua vita: Borgo Piazza.
A quel punto, dal nucleo originario dell’agriturismo con 12 posti letto, Borgo Piazza si è gradualmente ampliata fino a diventare quella che è oggi: una piccola Oasi a misura d’uomo che aspetta solo te.
L’UOMO PEPPINO PONTERIO
“Tra i tanti ricordi, vi erano anche dei bei sogni. Diversi, tanti, non si sono avverati, ma comunque è stato bello averli avuti. Ora bisogna pensare ai sogni di oggi, confidando che la primavera torna sempre, e il mondo, allora, ti appare come nuovo. Non sei vecchio finché i rimpianti non prendono il posto dei sogni.”
Peppino Ponterio
L’uomo scriveva questo ben oltre gli ottant’anni. Ma chi era ogni giorno Peppino Ponterio? Non era un uomo perfetto (ne esistono davvero?); c’era una cosa però che lo rendeva speciale agli occhi di chiunque l’abbia conosciuto: Il Lavoro! E lo spirito instancabile e creativo che vi profondeva ogni minuto della sua vita.
Era nato per questo; le sue mani ne erano l’emblema più autentico: facevano di tutto e non mentivano; tradivano più calli di un fabbro con 50 anni di lavoro alle spalle. Quei calli che ogni sera cercava di limare con rotoloni di carta vetrata suscitando la bonaria irritazione di sua moglie Elda, che mal sopportava quel rumore durante la fine della giornata, davanti al camino e un po’ di televisione.
Si può dire che abbia sempre lavorato; fin da ragazzino, seguendo le orme del padre. Fino ad arrivare ai 21 anni in cui, abbandonati gli studi universitari, decise di dedicarsi totalmente al lavoro. E non smise più.
Era fatto così: viveva per essere attivo, per progettare, per creare, per costruire… qualunque cosa fosse. L’importante era essere in movimento.
Una meravigliosa passione innata per il disegno e la progettazione, unita a 3 anni di Ingegneria Civile e a un secondo Diploma di Geometra, lo resero capace di progettare letteralmente da sé, tutte le sue ‘creazioni’. Scriveva, Peppino, un po’ melanconicamente:
“Sono convinto che noi lasciamo tracce invisibili su ogni mobile, su ogni parete della casa dove siamo cresciuti. La luce ha proiettato per anni il nostro ritratto in quei punti ove siamo soliti fermarci o passare con più frequenza. E qualcosa di noi, in quei punti, deve pur essere rimasto…”
A noi piace pensare che in effetti molto è rimasto; che in Borgo Piazza ogni pietra, ogni arco, ogni veduta, ogni percorso parla di lui e delle sue mani che li hanno progettati. È qui che ha espresso e materializzato tutto il suo amore per la Vita!
Peppino Ponterio muore a 84 anni (nel 2015) mentre guida un escavatore; in quel momento il sogno era la nostra vigna a picco sul mare, poi conclusa, e oggi una delle perle del Borgo. Il mezzo si ribalta e ne rimane schiacciato. Una morte tragica in effetti; ma di gran lunga la migliore che avrebbe mai potuto desiderare: in piedi, al lavoro, insieme ai suoi operai! In movimento nell’inseguire i suoi sogni. Questo era l’uomo.
La Signora Elda
La signora Elda sposa Peppino a 19 anni; ne condivide gioie e dolori fino alla fine, e si su-sopportano per una vita intera. In quasi 60 anni di matrimonio non tutto è sempre idilliaco, ma un profondo amore li legò fin dal principio. Una vita intera fatta di onori e spensieratezze, uniti a momenti di grande tensione come in ogni famiglia; ma quell’amore, quel rispetto, quella lealtà, non si sono mai spezzati. Una vita fatta anche di tanti momenti di ‘gioco’ e bonari battibecchi: come quando Elda cercava invano di frenare Peppino dal mangiarsi il 30esimo mandarino davanti al camino, per il semplice fatto che avesse il diabete a livelli pericolosamente sensibili.
Dopo aver gestito insieme il Blanca Cruz nei suoi primi anni (’60/70), la signora Elda ne assume il controllo diretto, in autonomia, e lo gestisce in prima linea, insieme alle figlie, fino alla cessione nel 2004. Sono anni in cui non è usuale vedere una “donna al comando” in campo imprenditoriale; con garbo, gentilezza ma anche con la giusta risolutezza, Elda mostra di saperci fare. Per prima, rivela spontaneamente quella vocazione all’accoglienza della famiglia che dal ‘Blanca’ nasce, per poi evolversi nello stesso ‘’Blanca’ e poi a Borgo Piazza.
La sua gentile autorevolezza la rendono una donna stimata e rispettata: “La Donna Manager burro e acciaio” dicevano spesso alcuni suoi amici con un affettuoso sorriso sulle labbra. E sì, perché nonostante gli importanti impegni lavorativi, Elda non rinunciava mai ad accogliere gli ospiti del Villaggio, o i suoi tanti amici, nella Terrazza del Blanca, anche detta La Terrazza Martini: la terrazza della casa di famiglia di fronte al mare di Caminia (sempre bellissima e ancora disponibile), dove pranzi, cene e chiacchierate, scolpivano i suoi ricordi e quelli dei suoi ospiti. E dove lei mostrava con dolcezza e orgoglio uno dei suoi talenti: l’arte culinaria!
Le sue crostate, i suoi risotti, le marmellate fatte in casa e le sue tante ricette segrete che oggi si possono rivivere, “respirare”, e assaggiare, nella cucina di Borgo Piazza, dove i membri del nostro staff hanno ereditato la sua ricca e preziosa tradizione. Una prelibatezza su tutte? La sua leggendaria crostata di limone della cui ricetta Elda è estremamente gelosa; a tal punto che ancora oggi, qualcuno che l’ha avuta si chiede perché non gli riesca mai come l’originale. Forse perché non proprio tutta la ricetta gli è stata data? Lei non ha mai ‘confessato’, ma il dubbio rimane…
Oggi la signora Elda ha 82 anni, ed è depositaria della nostra memoria e della nostra storia. È la nostra Grande Madre, e contribuisce ancora, col suo tocco e la sua antica saggezza, a rendere speciale non solo la cucina, ma tutte le esperienze che si possono vivere al Borgo.
Gli eredi
Venuto a mancare Peppino, la sua eredità è stata raccolta dalla moglie Elda, affiancata dalle figlie e dai nipoti, iniziando così un nuovo percorso di impresa. Spesso si dice che partire da “zero” sia complicato, ma questo è il caso che dimostra quanto il partire anche solo da “uno”, lo sia ancora di più. Raccogliere e “reinventare” l’azienda, armonizzando lo spirito del fondatore con le “nuove” energie, ha rappresentato, e rappresenta, una continua e affascinante avventura che merita di essere vissuta e raccontata.
Le figlie Donatella ed Elvira, lavorano da sempre nel mondo del sociale e dell’assistenza alle persone e all’infanzia, e sono portatrici di una parte del sogno paterno, che voleva il Borgo come un Centro Integrato per il benessere della persona anche nell’intento di rispettare lo statuto della Fondazione Paolo Ponterio. La Fondazione, costituita in memoria di Paolo, il giovane figlio di Giuseppe ed Elda prematuramente scomparso, è proprietaria della Tenuta su cui insiste l’agriturismo, e ha, tra i suoi “scopi”, anche quello di preservare, valorizzare e trasmettere, il mondo e la tradizione della nostra antica civiltà contadina, indissolubilmente legata ad un equilibrato ambiente naturale.
Donatella, psicologa, è responsabile dell’Area Benessere dell’agriturismo, dove ha creato anche un “ufficio in natura” per portare avanti la sua professione integrandola con l’attività imprenditoriale. Offre in azienda, su richiesta, servizi di check-up completi sullo stress a tutti gli ospiti, per favorire, durante le vacanze, una riconnessione con se stessi anche attraverso attività di meditazione in natura, a contatto con gli alberi secolari e la loro saggezza. Come la madre, ha un forte e innovativo spirito imprenditoriale e un alto senso dell’accoglienza e dell’ospitalità.
Elvira, educatrice, oggi responsabile dei servizi educativi della Fattoria Didattica di Borgo Piazza, vanta un’esperienza ventennale nella scuola dell’infanzia; la sua continua formazione in questo settore, e un profondo amore per i bambini, ha favorito il rinnovamento dei programmi didattici e l’introduzione di un innovativo metodo sperimentale di apprendimento che viene proposto a tutte le scuole del territorio. Dopo la morte del padre, da cui ha ereditato la forte dedizione al lavoro, ha assunto in prima persona la guida e la gestione operativa dell’azienda, con il supporto di tutta la famiglia.
Cristiana, anch’essa imprenditrice turistica, è lontana dalla sede fisica dell’azienda, ma vicina con la sua esperienza a tutta la famiglia. Vive in Francia da 30 anni, e ha girato il mondo in lungo e in largo per lavoro e per piacere. Da quasi 15 anni è proprietaria e gestisce, con il marito Thierry, un hotel-ristorante nel Sud della Francia nelle maestose montagne dei Pirenei. Nonostante la lontananza, offre spesso la possibilità di un confronto competente e preciso nell’ambito delle attività di famiglia.
E poi ci sono i nipoti:
Marco, figlio di Elvira e amministratore dell’azienda agricola, ha assunto il controllo e la gestione delle attività legate all’agricoltura, che porta avanti, rispettando fortemente la Natura e il suo delicato equilibrio. Con lui l’azienda agricola, certificata biologica, ha introdotto la permacultura; Marco offre anche la sua preziosa esperienza nelle attività della Fattoria Didattica.
Paolo, figlio di Donatella, è rientrato da poco tempo a pieno titolo nella gestione operativa dell’azienda; è responsabile della comunicazione e dell’accoglienza. Appassionato di scrittura e comunicazione in materia turistica-culturale, porta anche avanti la commercializzazione dell’agriturismo diversificando i canali di vendita e instaurando nuovi e interessanti rapporti commerciali.
Flavio, 12 anni, è il figlio di Cristiana, ed è il più giovane della famiglia. Avrà il compito di giudicare se i suoi predecessori avranno fatto un buon lavoro!